Il trucco post-pandemia punta all'eccesso: il trucco diventa gioia, piacere, colore. E accoglie i punti di forza e i limiti di ognuno di noi

Vuoi ricominciare. Osare. Per scacciare in un colpo solo quel senso di inerzia, disorientamento e, diciamolo, ansia che ci accompagna da più di un anno. Abbiamo intercettato la paura, le perdite, il limite di quella libertà che era il valore assoluto della nostra civiltà. Ora, ciascuno a suo modo, siamo entrati nella fase della riconquista. La priorità è uscire dall'impotenza forzata e aprire gli occhi su un mondo che non è più quello di una volta ma è tutto da esplorare, reinventare, accogliere e plasmare. Partiamo dal corpo, la parte "solida" del nostro essere. Cammina, corri, fai palestra per rimetterlo in forma. Abiti per impreziosirlo dopo mesi di jumpsuit. Il trucco “gridava” come una ribellione alla maschera salvifica e avvolgente. Non ce ne siamo ancora liberati, ma il "leva e metti" degli ultimi mesi è diventato un gioco fantasy, un rito laico che ce lo ha quasi fatto amare. E questo ha cambiato la percezione del trucco. All'aperto, tutto sembra come prima. Pelle tonica, zigomi evidenziati dall'evidenziatore, rossetto ultra mat, aspetto con mèches. Ma quando vai in casa, l'effetto è molto diverso. Il viso semicoperto permette di vedere solo gli occhi. Allora, come resistere alla tentazione di renderli spettacolari, unici e indimenticabili? Il look occhi più attuale si ispira alla Pop Art, colori extra audaci come il blu primario e il magenta, sovrapposizioni effetto arcobaleno, grafiche con eyeliner a coda di sirena e ali di farfalla, ciglia finte obbligatorie, palpebre ricoperte rosa freddo neon o nella tonalità dolce e caramello di gomma da masticare. La modella è Grace Jones, musa di Andy Warhol e Keith Haring, occhi smaltati di bianco e viola metallizzato, regina dell'edonismo dello Studio 54 e del Paradise Garage di New York alla fine degli anni Settanta del Novecento, quando il diktat doveva esistono per stupire e superare ogni conformismo. La tendenza all'eccesso di trucco post-pandemia nasce da un nuovo contatto con se stessi, dall'essersi liberati da rigidi codici imposti dall'alto, dall'intolleranza verso chi decide il “come”, dalla fluidità del maschile e del femminile. Il trucco diventa gioia, piacere, colore. Ha anche una dimensione psicologica di scoperta e accettazione dei punti di forza e dei limiti personali. «Non ci sono regole nel trucco. L'unica regola è la bellezza”, afferma Linda Cantello, truccatrice internazionale di Giorgio Armani dal 2009. Per donne e uomini, la maison ha sempre adottato un approccio “unendered”. Non è contemplata una linea uomo, i prodotti sono utilizzabili da tutti, come il fondotinta spessore zero. «L'unica vera tendenza è la tecnologia» aggiunge Cantello. La scienza applicata alla cosmetica, che ha permesso, tra l'altro, di realizzare gli ombretti a base d'acqua dai colori incredibili e dalla texture impalpabile presentati nel recente show di Armani a Dubai. Oscar Wilde sosteneva che “Niente ha più successo dell'eccesso. La moderazione è una cosa fatale. Il sufficiente è deprimente come un pasto regolare, il sovrabbondante piacevole come un banchetto». Forse avrebbe capito le ragioni del successo mondiale del gruppo romano Måneskin che, più che musica, fa spettacolo con uno sfrontato esibizionismo. Il look del loro frontman Damiano, tutto paillettes, t-shirt traforate, orecchini e perle al collo, labbra nude, smalto bordeaux, capelli gipsy, smokey eyes neri e glitterati, è il più copiato dai giovani. Perché è rock, sensuale, gender fluid. Diverte, applaude, distrae, fa discutere di vanità e frivolezza. Il migliore di questi tempi.

Nella foto sopra, Grace Johnson e Andy Warhol a una festa organizzata dal locale Studio 54 a New York nel 1978 (foto Ron Galella, Ltd./WireImage via Getty Images)

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