Trilogia berlinese vol. 1: l’hard boiled ai tempi del Nazismo – Lo Spazio Bianco

2022-08-26 20:51:11 By : Mr. Ryan Wu

Che cosa sarebbe successo se Raymond Chandler, invece di lasciare Londra per Los Angeles, si fosse trasferito a Berlino negli anni ’30 del XX secolo? Il suo più grande personaggio, Philip Marlowe, avrebbe vissuto le proprie avventure testimone dell’ascesa di Adolf Hitler? È da questa premessa “distopica” che il romanziere di origini scozzesi Philip Kerr (1956-2018) è partito per realizzare la triade di romanzi che va sotto il nome di Trilogia berlinese e che gli è valsa un successo letterario mondiale. Appassionato del genere hard boiled, Kerr ha creato il detective privato Bernie Gunther, personaggio straordinariamente e dichiaratamente chandleriano, protagonista di tre avventure che si snodano tra la Germania del 1936 e quella del secondo dopoguerra.

Oblomov Edizioni porta adesso sugli scaffali delle librerie italiane l’adattamento a fumetti del primo volume della trilogia, Violette di Marzo, firmato da Pierre Boisserie alla sceneggiatura e da Francois Warzala ai disegni. Il titolo fa riferimento a quei tedeschi che, negli anni ’30 del Novecento, in una sorta di giravolta politica e ideologica, per convenienza personale o per acquisire maggiore prestigio, peso sociale, economico e politico, in un attimo diventarono nazionalsocialisti pronti ad appoggiare i nazisti di Adolf Hitler.

Bernie Gunther è dunque un investigatore privato, con un passato da veterano del primo conflitto mondiale e da ex poliziotto, specializzato in casi di persone scomparse, situazione che si presenta molto frequentemente da quando il potere in Germania è in mano al partito nazionalsocialista. Gunther, che non è certo un simpatizzante dell’ideologia politica hitleriana, viene ingaggiato da un ricco industriale per indagare sulla morte della figlia e del genero, ufficiale delle SS, e soprattutto per recuperare una preziosa collana di diamanti misteriosamente scomparsa dalla cassaforte della coppia. Il tutto mentre Berlino si prepara a ospitare le Olimpiadi del 1936 e a mostrare al mondo una facciata ufficiale del regime all’opposto di quello che in realtà è.

Questa, in estrema sintesi, la sinossi di Violette di Marzo che si presenta in tutto e per tutto come un romanzo hard boiled innestato su una matrice storica capace di restituire un vivido e realistico spaccato della vita quotidiana in una metropoli come Berlino ai tempi del Fuhrer. Boisserie non tradisce in alcun modo lo spirito del romanzo di Kerr e imposta il suo adattamento mutuando dalla fonte letteraria originale tutti gli elementi e i cliché tipici del genere: la narrazione in prima persona del protagonista – qui portata avanti attraverso l’uso di didascalie in rigoroso passato prossimo o imperfetto (il tempo verbale “principe” dell’hard boiled) – che è un tipo ironico, sardonico e solitario, gran bevitore e amante dell’altro sesso e con un rigoroso codice deontologico e morale. Bernie Gunther è assolutamente un personaggio stereotipato, ma non per questo meno affascinante (o forse, proprio un po’ per questo, perché è che come se i lettori lo conoscessero), che non sfigura accanto a figure del calibro di Mike Hammer, Sam Spade e del già citato Philip Marlowe. Dai suoi colleghi, spesso descritti con un aspetto stropicciato e trasandato, lo contraddistingue un certo amore per l’eleganza nell’abbigliamento, tanto da concedersi il lusso dell’acquisto di un pigiama di seta con l’anticipo pagatogli dal magnate suo cliente.

Boisserie mantiene nel suo adattamento l’impianto letterario originario e, indubbiamente, le pagine del fumetto sono piene di parole e dialoghi, a connotare una verbosità che non diventa didascalismo quanto piuttosto cifra stilistica dovuta all’adesione a un genere come l’hard boiled, che ha precisi canoni da rispettare. Il vero merito dello sceneggiatore francese è quello di mutuare dalle pagine di Kerr la capacità di quest’ultimo di descrivere con un dettaglio e un’efficacia fuori dal comune la vita quotidiana tedesca negli anni ’30. Grazie anche alla perizia grafica di Warzala, le tavole del fumetto ci immergono nella quotidianità urbana della Berlino di metà anni ’30, metropoli tanto ricca e affascinante quanto oscura e piena di trappole e, soprattutto, ci restituiscono da vicino lo spirito con cui i cittadini tedeschi vivevano quel periodo. La guerra è sempre più scontata – arriverà da lì a quattro anni – eppure la maggior parte della cittadinanza fa finta di non pensarci e trascorre una vita all’apparenza normale, anche se il terrore del regime nazista è ormai diffuso ed esprimere le proprie opinioni liberamente può rivelarsi molto pericoloso, in qualsiasi strato della società. Tanto i fedeli di Hitler e i voltagabbana dell’ultima ora pronti a saltare sul carro del vincitore (le violette di Marzo), quanto coloro che non condividono le idee nazionalsocialiste percorrono la strada in discesa verso l’inferno che si scatenerà a partire dal 1938 (con l’accordo di Monaco) quasi con un senso di passiva rassegnazione, come se un ingranaggio automatico si fosse messo in moto e niente potesse più bloccarlo. In questo clima si muovono personaggi inventati e personalità storiche realmente esistite, in una trama crime che porta a un finale ben costruito e inatteso ma non a una risoluzione completa, lasciando aperti interrogativi che potranno trovare risposta nei due successivi volumi.

Francois Warzala è dunque chiamato a mettere su pagina il mondo immaginato e ricostruito da Kerr e lo fa con uno stile pulito, una linea chiara netta dai contorni precisi, che anima tavole con una struttura a tre o quattro strisce, rese dinamiche da vignette dalle dimensioni sempre diverse, ma sempre dal taglio regolare. I colori, piatti o al massimo tono su tono per donare volume a personaggi e cose, si stendono sugli ampi spazi vuoti racchiusi dai contorni delle figure e non sono mai accessi, quasi riflettessero il tono cupo del periodo che stanno illustrando. Ciò che colpisce è la certosina attenzione al dettaglio di architetture, arredi, abiti, acconciature e veicoli, risultato di un lavoro di documentazione efficace e sicuramente non estemporaneo. Da evidenziare anche l’eleganza e lo stile del lettering, uno stampatello minuscolo mutuato direttamente dall’edizione francese del fumetto, inserito in nuvolette rigorosamente geometriche e dai bordi stondati, con lo sfondo colorato a differenziare le didascalie di pensiero dai dialoghi.

Proprio nel disegno troviamo la risposta alla domanda che è sempre doveroso porsi davanti all’adattamento di un’opera da un linguaggio a un altro, cioè in che modo il nuovo medium arricchisca la fonte originaria. In questo caso, le tavole di Warzala materializzano le immagini che le parole di Kerr costruiscono nelle pagine del romanzo, che se riletto alla luce di questo adattamento a fumetti regala un’esperienza ancora più concreta e appagante. E allora non ci resta che aspettare che Bernie Gunther torni, ancora più amaro e cinico, nell’adattamento de Il criminale pallido, per immergerci ancora di più nel tremendo crepuscolo di una nazione e di un popolo.

Abbiamo parlato di: Trilogia berlinese vol. 1 – Violette di Marzo Philip Kerr, Pierre Boisserie, Francois Warzala Traduzione di Stefano Andrea Cresti Oblomov, 2022 144 pagine, brossurato, colori – 20,00 € ISBN: 9788831459594

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