La vita perenne del greco antico, 24 volumi di civiltà con il «Corriere»- Corriere.it

2022-09-23 20:40:26 By : Mr. JACK FU

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Il 22 settembre in edicola con il quotidiano il primo libro della serie dedicata a un patrimonio che non si esaurisce. Pubblichiamo la presentazione dei due curatori

«L’apoteosi di Omero» (1827) un dipinto dell’artista francese Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867) conservato al Louvre di Parigi

Ritorna ciclicamente a vari livelli e in varie sedi la domanda: che senso ha oggi studiare il greco e il latino? Una domanda spesso rinfocolata da polemiche stucchevoli e argomenti pretestuosi: a che serve conoscere le lingue «morte»?

La copertina del volume in edicola con il «Corriere» Potremmo rispondere che veramente «morto» è solo ciò che «non lascia eredità d’affetti», per citare Ugo Foscolo: e questo non si può certo affermare delle lingue classiche, che ci hanno lasciato un immenso patrimonio linguistico e culturale sul quale poggia la nostra civiltà e al quale continuamente attingiamo. L’ italiano, come molte delle lingue parlate nel mondo, conta nel suo lessico innumerevoli parole derivate dal greco . La letteratura italiana, e in genere quella europea, fin dalle origini ha dialogato con l’antichità, ricavandone modelli, temi, idee, interi generi letterari come l’epica o il teatro: Dante non sarebbe Dante senza Virgilio (il quale a sua volta non esisterebbe senza Omero), e il teatro dell’età moderna nasce con la riscoperta, nel Rinascimento, da un lato del dramma attico e della Poetica di Aristotele, dall’ altro delle tragedie di Seneca e delle commedie di Plauto e Terenzio.

Risalire alle fonti di questa eredità significa capire meglio non solo la lingua che parliamo, ma anche la civiltà a cui apparteniamo. Significa capire meglio noi stessi. E alla facile obiezione che tentare di comprendere i testi letterari greci e latini affrontandoli nella loro lingua originale è una fatica inutile perché tanto ci sono già le traduzioni, potremmo replicare che fra una traduzione e un testo in lingua originale c’è la stessa differenza che passa tra una fotografia o un filmato e la realtà: la foto o il filmato possono essere anche opere d’arte, ma non sono la realtà del testo. Leggere un testo in traduzione, senza poter nemmeno buttare l’occhio sull’originale a fronte, ci preclude la possibilità di respirare l’ aria autentica del testo antico con i suoi profumi, di ascoltarne la musicalità intendendone ritmi, toni, prosodia, di toccarlo come tocchiamo gli oggetti reali, di muoverci in quello spazio in modo libero e al contempo attento al dettaglio, e non secondo la prospettiva del traduttore che fa le funzioni del fotografo o del cineoperatore. Una traduzione ci restituisce il senso e il contenuto di un passo, ma difficilmente può riprodurne la sonorità con i suoi effetti ricercati, i giochi di parole, la ricchezza di significati e di legami semantici che ogni vocabolo porta con sé. Leggere i classici in lingua originale significa nutrirsi di «quel cibo che solum è mio», come scriveva Niccolò Machiavelli negli anni dell’esilio dalla sua Firenze. Potremmo rispondere così, come già è stato fatto più volte da altre voci.

Oppure, provocatoriamente, potremmo dire che in verità studiare il greco non serve a niente. Ed è proprio per questo, proprio perché non «serve», che questo sapere non è «servo» di nessuno: ci rende liberi, almeno nell’ ambito della cura e dell’ alimentazione della nostra ani ma , di fare qualcosa che non risponda solo alla logica stritolante del mercato, dell’utilità pratica a tutti i costi, delle «conoscenze, competenze e abilità spendibili nel mondo del lavoro», che sono ormai diventate l’ assillo principe di chi governa e indirizza la scuola e l’ università mirando — almeno, è questa l’impressione che si ricava — a formare diligenti esecutori di compiti e non caratteri forti di conoscenze e allenati al senso critico.

Impariamo dai Grec i, maestri di libertà, di parola, di pensiero, di bellezza: impariamo le loro parole e il loro modo di leggere il mondo. Se abbiamo la pazienza di ascoltare la loro voce, avremo sicuramente qualcosa di utile, di bello e di vero che «serve» a noi, alla nostra vita.

Questa collana è un «alfabeto della civiltà greca»: 24 volumi, uno per ogni lettera dell’alfabeto greco , a ciascuno dei quali è associata una parola che inizia per quella lettera. Una serie di parole forti, non solo rappresentative di aspetti fondamentali della cultura e della civiltà greca (politica, relazioni affettive e sociali, vita quotidiana, poesia, scienze, mitologia, filosofia, storia…) ma rilevanti anche per le lingue moderne che le hanno ereditate in varie forme. (...)

Ogni volume si compone di due parti. La prima, a carattere tematico, comprende un saggio sull’argomento rappresentato dalla parola chiave e un’antologia di testi di autori greci in traduzione. La seconda contiene approfondimenti linguistici: un glossario di parole greche relative al tema trattato nella prima parte, di cui si illustrano l’etimologia, i significati e gli eventuali esiti in italiano e altre lingue moderne; una sezione di grammatica, ordinata in modo progressivo (non un corso di lingua greca antica ma una guida e un orientamento a chi intende accostarsi o riavvicinarsi in modo diretto alla cultura greca); infine una serie di esercizi graduati, completi di soluzioni.

Il primo volume. Le figure degli eroi e le loro gesta cantate dai poeti

Esce giovedì 22 settembre con il «Corriere della Sera» il primo volume della nuova collana «Greco. Lingua, storia e cultura di una grande civiltà», al prezzo di euro 6,90 più il costo del quotidiano. Il libro, inedito come tutti gli altri di questa rassegna, s’intitola L’eroe ed è firmato da Maria Grazia Ciani e Monica Centanni. La stessa Centanni, docente all’Università Iuav di Venezia, è la curatrice dell’intera collana insieme a Paolo B. Cipolla, che insegna nell’ateneo di Catania. Il testo pubblicato in questa pagina è uno stralcio della presentazione scritta dai due curatori e posta all’inizio del primo volume per mettere a fuoco il senso e le caratteristiche dell’intera opera. La serie è strutturata come un alfabeto della civiltà ellenica. Le uscite sono in tutto ventiquattro come appunto le lettere del greco antico. E ciascun volume tratta una tematica associata alla relativa lettera, che è l’iniziale della parola chiave che dà il titolo al libro. Per esempio il volume d’esordio richiama la lettera eta , che è l’iniziale del vocabolo «eroe» in greco antico. Il contenuto è diviso in due parti. La prima s’incentra sull’argomento evocato dal titolo, con un saggio dell’autore e un’antologia di brani tradotti provenienti dai classici ellenici. La seconda offre un glossario, alcune nozioni grammaticali e una serie di esercizi con le relative soluzioni. Il secondo volume della collana sarà La filosofia di Giovanna Rita Giardina, in uscita con il «Corriere della Sera» il 29 settembre, sempre allo stesso prezzo. Seguiranno: Mattia De Poli, Il teatro (6 ottobre); Luca Antonelli e Lorenzo Braccesi, Il potere (13 ottobre); Francesco Massa, Il mito (20 ottobre); Daniela Sacco, Lo sport (27 ottobre).

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