Il bambino scomparso. Una storia di Auschwitz - Frediano Sessi - Recensione libro

2022-10-07 21:52:33 By : Mr. Wekin Cai

Marsilio, 2022 – Nel libro di un esperto dell’Olocausto la testimonianza diretta di uno dei venticinque italiani minori di 14 anni scampati alla morte nei lager nazisti. Scopriamo la sua storia.

Il bambino scomparso. Una storia di Auschwitz

Era buio a Birkenau quando Luigi Ferri, nato Frisch, scese dal vagone merci sulla rampa del campo di sterminio in Polonia. Nella foschia lunare, vide una distesa di centinaia di baracche, sullo sfondo di uomini che si agitavano davanti ai deportati discesi dal convoglio. Armati e in divisa, urlavano ordini secchi in tedesco ad altri che li eseguivano, vestiti con abiti laceri e parlando lingue sconosciute. A spaventarlo di più erano i latrati dei cani.

Non aveva nemmeno dodici anni. Orfano di padre ebreo e affidato dalla madre ariana, alla suocera fiumana, per risparmiargli bombardamenti aerei su Roma, era stato rastrellato dai tedeschi a Trieste, insieme alla nonna israelita. Il 1 luglio del 1944, dopo la detenzione nella Risiera di San Sabba e il tremendo trasporto nel vagone piombato, si era ritrovato nel più grande lager del sistema concentrazionario nazista: Auschwitz-Birkenau.

Avendo meno di 16 anni e risultando inadatto al lavoro coatto, era destinato alle camere a gas, ma lo ignorava e fece di tutto per restare con Rosalia, riuscendoci tuttavia solo per poche ore. Trascinato a forza tra gli uomini, aveva osato chiedere a un ufficiale delle SS di poter tornare con la nonna, ricevendo in risposta una fredda condanna: “Domani non lo voglio più vedere”. Alcuni prigionieri lo nascosero nelle baracche e il Dottor Otto Wolken lo salvò, impiegandolo nella quarantena maschile del campo. Era un medico ausiliario quarantenne, un detenuto ebreo austriaco e sarebbe diventato il suo nuovo padre, anche nel dopoguerra. Trovò il modo di far marchiare il bambino con l’indispensabile numero di matricola (B-7525) e ne fece il suo assistente.

Il piccolo Frisch così sopravvisse fino alla liberazione, a fine gennaio 1945. Fu uno dei venticinque minori italiani di 14 anni scampati alla morte nei lager; l’unico che non ha mai voluto lasciare traccia della sua esperienza. Solo a novant’anni Luigi Ferri ha accettato di raccontare la sua storia a Frediano Sessi, scrittore e saggista udinese che vive a Mantova, curatore negli anni Settanta dell’edizione principale del Diario di Anna Frank nella nostra lingua ed esperto di deportazione e Olocausto. Da questo incontro è risultato il libro Il bambino scomparso. Una storia di Auschwitz, Marsilio Editori, Venezia, edito nella collana “Gli Specchi”.

Luigi dice di dovere la vita alla capacità di adattarsi alle avversità, ma soprattutto al coraggio di quell’uomo provvidenziale. Tuttavia ha poi dovuto misurarsi con la difficoltà insormontabile di far comprendere agli altri la “banalità del male” ch’era stato costretto ad affrontare. Al rientro in Italia, perfino la mamma si era mostrata indifferente, persino annoiata dai suoi racconti.

Il giovane Luigi imparò dunque presto quanto fosse difficile descrivere l’esperienza:

Era quasi impossibile colmare la distanza tra le parole di cui disponeva e ciò che gli era successo.

Anche per questo motivo Luigi Ferri decise che:

Quel bambino tornato da Auschwitz sarebbe rimasto chiuso dentro di sé per sempre.

Per anni Luigi si limitò a testimoniare durante i processi postbellici. Poi il silenzio totale. Nei ringraziamenti finali, in appendice al volume in cui fa rivivere per la prima volta la drammatica esperienza del bambino scomparso di Auschwitz, l’autore Frediano Sessi esprime una riconoscenza affettuosa a Luigi, che gli ha svelato pensieri sconosciuti del ragazzino che era. Luigi ha fatto rivivere attraverso le sue parole la figura straordinaria di Otto Wolken, stroncato dalla leucemia a Vienna nel 1975. Nella conclusione Sessi rivela particolari sconosciuti: la sofferenza del ricordo indusse Ferri a farsi monaco, per cercare di isolarsi dal mondo. Anche per questo assume un valore ancora maggiore la disponibilità senile ad accettare di raccontare il suo vissuto nel lager e i giorni del ritorno alla libertà.

Proprio la sua scelta del silenzio ci restituisce oggi una memoria del passato unica e intatta, non inquinata da conoscenze acquisite nel corso degli anni o rielaborate per rispondere alle incalzanti necessità mediatiche.

Ha posto una condizione: rispettare la promessa di non svelare l’identità. Ma questo non ha impedito al ricercatore di rendergli almeno in parte la giusta attenzione, un riconoscimento tardivo “del bambino coraggioso che non si preoccupò soltanto della sua salvezza. Per chi scrive, un Giusto tra le Nazioni”. Risalta anche la figura, anch’essa ingiustamente trascurata, di Otto Wolken, uomo straordinario e medico generoso, che nonostante i tanti scritti lasciati sulla vita e la morte a Birkenau, “non viene mai ricordato come merita”.

Nel processo a cinque ex SS accusati di aver compiuto selezioni sulla rampa di arrivo ad Auschwitz-Birkenau, un avvocato difensore richiamò l’attenzione del Tribunale sul fatto che il testimone Wolken stesse leggendo da fogli dattiloscritti, ritenendo che consultasse un verbale d’interrogatorio. Otto Wolken replicò candidamente che si trattava dei suoi appunti sulla vita nel lager, note redatte clandestinamente nel campo e trascritte nel 1945. Tutto quello che riusciva a ricordare con esattezza e non allo scopo di incriminare qualcuno, ma perché se ne mantenesse la memoria storica. Il legale ritirò l’obiezione.

Quelle memorie, Cronaca del campo di quarantena maschile di Auschwitz II (Birkenau), tratte dai documenti originali del dottor Otto Wolken, di Vienna, numero 1288281, sono contenute anch’esse in appendice al libro di Frediano Sessi.

Sul numero dei morti ebrei nel lager, Otto ha sempre risposto con decisione che le vittime potrebbero essere state intorno ai due milioni e mezzo - stima assunta dalla Commissione polacca e confermata del resto dagli elenchi ferroviari, dalla capienza dei forni crematori e da molti documenti, redatti puntualmente dai tedeschi.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il bambino scomparso. Una storia di Auschwitz

Recensione molto accurata e documentata. Rivela una lettura approfondita del libro.

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